Nel periodo fra le due guerre poche sono le innovazioni tecniche sostanziali apportate al sommergibile, ormai evoluto. Rilevante é lo studio di un'importante apparecchiatura che, utilizzata realmente solo a partire dalla metà della II G.M., rimarrà poi strumento fondamentale per il moderno sottomarino a propulsione convenzionale: lo snorkel. Un sistema che, fornendo una comunicazione con l'atmosfera al sommergibile immerso a quota periscopica, consente l'uso dei motori diesel (e, quindi, la ricarica delle batterie) ed il ricambio dell'aria nel battello senza necessità di risalire in superficie, conservando così in massima parte l'occultamento.

Sommergibile classe H

L'invenzione dello snorkel viene generalmente attribuita ai tedeschi, che per primi lo impiegarono in guerra, sul finire del 1943; i più informati ne fanno risalire l'origine agli olandesi, che lo installarono sui loro battelli fra il '37 ed il '40. In realtà, lo snorkel è un’invenzione italiana. Fu, infatti, il Maggiore del Genio Navale Pericle Ferretti a condurre i primi studi, intorno al 1920, presso l'Arsenale di Taranto. Egli stesso, poi, realizzò un prototipo che nel 1925 fu felicemente sperimentato sul smg. "H3".

 

Benito Mussolini visita il sommergibile "H3"
sul quale è in sperimentazione lo snorkel di Pericle Ferretti

 

In Italia, soprattutto negli anni '30, la produzione di battelli viene intensificata a tal punto che, nel 1940, la Marina entra in guerra con 115 sommergibili: la maggiore flotta subacquea del momento.

 

Sommergibile "Smeraldo" (classe 600 - serie Sirena)